Io ti vedo

Io ti vedo

Vi è mai capitato di avere una persona vicina e “vedere”, “sentire” la sua anima?
A me sì!
E mi aiuta anche nella fotografia.
Tranquilli, non sto sviluppando strani poteri.

Mi capita da sempre e, crescendo, ho iniziato a capire di cosa si tratta.
Ho avuto modo di conoscere alcune culture orientali, africane, quelle degli indiani d’America, nel loro rapporto con la natura e l’universo e ciò mi ha aiutato molto.

Una decina di anni fa uscì Avatar, film che riprendeva in parte questa idea e ne rimasi affascinato.
In questi giorni, dopo l’uscita del secondo capitolo, mi sono ricordato che dovevo approfondire questo argomento e l’ho fatto.

Cameron, l’ideatore e regista, ha racchiuso in tre parole “Io ti vedo” il senso profondo di questo “sentire”.
Stesse tre parole che diventano una “sawubona” in tribù del Natal, una regione storica del Sudafrica, dalle quali l’autore avrà preso ispirazione.

“Io ti vedo” è un messaggio esistenziale. Significa comprendere l’essenza della persona che hai avanti, vederla dentro, avvertire le sue vibrazioni e la sua verità più autentica, oltre tutte le possibili maschere che può indossare. È riuscire ad accettarla per quello che è, aprendoti a lei. Significa che esiste una connessione e si riconosce.

Questo concetto si può applicare a tutti gli esseri viventi, la natura stessa non fa altro che ricordarci quanto siamo tutti così connessi, a differenza di chi ci racconta il contrario.

La foto?
L’autore è mio padre e quel bambino sono io con mia madre, la persona alla quale ho espresso il mio primo “io ti vedo”.